Questi scritti sono pagine estratte dal libro di memorie redatte dal Sublime Padre Seguace del Serpente, Raidnor, vergato di suo pugno nell'anno 201 post nordor inflictus. Il libro è conservato nella biblioteca del laboratorio alchemico voluto dallo stesso Raidnor e dove era solito passare la maggior parte del tempo quando non era impegnato in pericolose e affascinanti avventure.

Il Ritorno

Tutto è buio intorno a me, non riesco a vedere niente ma percepisco comunque di non essere solo.

Sento il suo forte abbraccio che mi cinge. Il Dio Serpente mi tiene stretto e avvinghiato tra le sue spire. Niente più dolore né preoccupazioni.

Nessun affanno mi turba, solo un pensiero ancora mi tormenta per un attimo, di averla data vinta a quegli schifosissimi umanoidi rana... 

Poi più nulla, il respiro calmo del serpente spazza via le ultime mie inquietudini.

Per un lungo momento sento il suo corpo agitarsi e contorcersi come scosso da un dolore violento.

La sua stretta si fa sempre più forte, il suo lungo corpo si agita e a causa di questi movimenti repentini una delle scaglie che ricopre le sue spire mi ferisce trafiggendomi l'addome.

Il dolore è così forte che non riesco a trattenere un urlo lancinante. È un attimo, le sue spire si dipanano, e mi lasciano libero, il dolore aumenta, la fitta si fa sempre più forte, tanto che tutto il mio corpo viene pervaso da un calore innaturale.

Il buio che mi avvolgeva inizia a diradarsi, vedo delle figure indistinte intorno a me. Urla, dolore, voci gracchianti si confondono con le mie grida disperate.

Rivedo i Froglar che mi circondano e mi colpiscono con le loro armi, sto cadendo, trafitto dalla lancia di quello che mi sembra il loro capo.

Un attimo prima di perdere i sensi vedo una figura umanoide scagliarsi contro uno dei miei assalitori. La nebbia e il sangue che copre il mio volto rendono il corpo del mio soccorritore indistinto, ma sono sicuro che sia il nostro guerriero Gnoll.

Troppo tardi però sento la vita abbandonarmi, un attimo e tutto è nuovamente buio.

Stranamente percepisco delle voci, una litania indistinta, una preghiera a non so però quale sia la divinità, o forse dentro di me preferisco ignorarla.

Le mie palpebre tremolanti iniziano ad aprirsi e una luce soffusa li colpisce. Sono ancora disteso, ma questa volta sono adagiato su un morbido letto con coperte di seta che mi avvolgono.

Anche se tutto è ancora sfocato, percepisco benissimo dove mi trovo.

È la mia stanza,sono nel tempio del Serpente e il volto che vedo dinanzi ai miei occhi, chino su di me è quello del Gran Sacerdote Malevar.

Il suo sguardo è severo, torvo. Però il suo viso per un attimo attraversato da una leggera piega delle sue labbra, tradisce la sua soddisfazione.

Dura solo un secondo, forse meno, poi la compostezza e la solennità che gli è propria torna sul suo volto.

La mia mano è stretta da quelle della mia schiava drow, Hesàlis, felice di vedermi nuovamente attraversato dalla vita.

Sono vivo, sono tornato. Non è arrivato ancora il momento di riposare tra le spire del Serpente.

Ho ancora qualcosa da fare.....